lunedì 7 giugno 2010

Omnis mundi creatura - Il mondo corre via

Omnis mundi creatura
quasi liber et pictura
nobis est in speculum;
nostrae vitae, nostrae mortis,
nostri status, nostrae sortis
fidele signaculum.
Nostrum statum pingit rosa,
nostri status decens glosa,
nostrae vitae lectio;
quae dum primo mane floret,
defloratus flos effloret
vespertino senio.
Ergo spirans flos exspirat,
in pallorem dum delirat
oriendo moriens;
simul vetus et novella,
simul senex et puella
rosa marcet oriens.
Sic aetatis ver humanae
iuventutis primo mane
reflorescit paululum;
mane tamen hoc excludit
vitae vesper, dum concludit
vitale crepusculum.
Cuius decor dum perorat,
eius decus mox deflorat
aetas, in qua defluit:
fil flos fenum, gemma lutum,
homo cinis, dum tributum
homo morti tribuit.
Cuius vita, cuius esse
poena, labor et necesse
vitam morte claudere;
sic mors vitam, risum luctus,
umbra diem, portum fluctus
mane claudit vespere.
In nos primum dat insultum
poena mortis gerens vultum,
labor mortis histrio;
nos proponit in laborem,
nos assumit in dolorem,
mortis est conclusio.
Ergo clausum sub hac lege
statum tuum, homo, lege,
tuum esse respice;
quid fuisti nasciturus,
quid sis praesens, quid futurus,
diligenter inspice!
Luge poenam, culpam plange,
motus frena, fastum frange,
pone supercilia!
Mentis rector et auriga,
mentem rege, fluxus riga,
ne fluant in devia!

Tutte le creature del mondo
sono come un libro o un dipinto,
uno specchio per noi:
simbolo fedele
della nostra vita, della nostra morte,
della nostra condizione, del nostro destino.
La rosa dipinge la nostra condizione,
del nostro stato è commento appropriato,
è insegnamento per la nostra vita;
mentre fiorisce di primo mattino,
come fiore senza petali sfiorisce
nella vecchiezza della sera.
Perciò il fiore respirando spira
mentre impallidendo appassisce,
già morente sul nascere;
insieme antica e nuova,
insieme vecchia e fanciulla,
la rosa sbocciando imputridisce.
Così la primavera dell'uomo
sboccia per breve tempo
nel primo mattino della giovinezza;
la sera della vita caccia in fretta
questo mattino mentre conclude
il crepuscolo della vita.
Mentre si dispiega la sua bellezza,
il tempo nel quale trascorre
consuma subito la sua grazia,
il fiore diviene fieno, fango la gemma,
l'uomo cenere, mentre paga
il tributo alla morte.
La sua vita, il suo esistere
sono pena, fatica e necessità
di chiudere la vita con la morte;
così la morte chiude la vita, il pianto il riso,
l'ombra il giorno, l'onda il porto,
la sera il mattino.
Il primo insulto lo insinua
il dolore che ha il volto della morte,
il dolore, maschera della morte;
nella fatica innanzitutto ci immerge,
al dolore ci costringe,
la conclusione è la morte.
Vincolata dunque da questa legge,
leggi, o uomo, la tua condizione,
osserva bene il tuo essere;
guarda senza remore
che cosa eri quando nascevi,
come sei adesso, cosa sarai!
Piangi la tua pena, deplora le tue colpe,
frena le passioni, spezza l'alterigia,
rinuncia all'orgoglio!
Reggitore della mia mente, auriga,
guida l'anima, contieni i flutti
perchè non errino dal retto cammino.

ALANO DI LILLA

2 commenti:

  1. Salve, sto facendo una ricerca su questa poesia e mi piacerebbe sapere chi ha tradotto questa poesia in italiano per favore...potete aiutarmi? Grazie

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